Come vincere la guerra
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martedì 25 settembre,17.00+18.00+19.00+20.00,Ariston
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[/table]di Roland Sejko Italia, 2017, 51’
Il 1917 è un anno decisivo per l’Italia e per l’Europa. La guerra dura da anni logorando tutte le forze in campo, senza che nessuna di esse riesca a prevalere. L’equilibrio viene rotto dall’intervento nel conflitto, a supporto delle potenze dell’Intesa, degli Stati Uniti di Wilson, che nell’aprile dichiarano guerra alla Germania. Il contingente americano, che l’anno successivo giungerà a contare due milioni di uomini, viene impegnato esclusivamente sullo stremato fronte occidentale, non essendo previsto un diretto impegno militare in Italia. Soltanto nella tarda primavera del 1918 il Congresso decide di sostenere gli alleati italiani inviando il 332nd Infantry Regiment dell’Ohio, poche migliaia di uomini che hanno più che altro il compito di offrire supporto morale ai soldati italiani ormai sfiduciati utilizzando le più moderne armi della comunicazione e della propaganda. A partire da una ricerca condotta in collaborazione con la Cineteca del Friuli su rari, straordinari filmati d’archivio di proprietà del NARA e della Library of Congress, il documentario di sofferma su questo momento cruciale del conflitto restituendoci il punto di vista americano. Attraverso le voci di militari, giornalisti e osservatori diversi (tra cui Ernest Hemingway, Antonio Gramsci e il grande regista David W. Griffith) riviviamo la quotidianità della guerra: c’è la violenza che si manifesta non solo nelle azioni militari e nell’inferno della trincea, ma anche nel dolore di un cavallo che affonda nella neve o nello sguardo perduto di un soldato; ci sono il festoso varo di una nave o lo stato di sospensione di una Venezia bellissima e surreale. Ma c’è soprattutto il racconto di una guerra ‘messa in scena’ e ‘ricostruita’ attraverso gli strumenti e i simboli della propaganda – manifesti, bandiere, divise impeccabili, volti puliti e rassicuranti, musica, bar, continui cambi d’abito per mostrare un numero maggiore di soldati – e dove compare per la prima volta in modo sistematico una nuova insostituibile protagonista: la macchina da presa.
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[/table]di Roland Sejko Italia, 2017, 51’
Il 1917 è un anno decisivo per l’Italia e per l’Europa. La guerra dura da anni logorando tutte le forze in campo, senza che nessuna di esse riesca a prevalere. L’equilibrio viene rotto dall’intervento nel conflitto, a supporto delle potenze dell’Intesa, degli Stati Uniti di Wilson, che nell’aprile dichiarano guerra alla Germania. Il contingente americano, che l’anno successivo giungerà a contare due milioni di uomini, viene impegnato esclusivamente sullo stremato fronte occidentale, non essendo previsto un diretto impegno militare in Italia. Soltanto nella tarda primavera del 1918 il Congresso decide di sostenere gli alleati italiani inviando il 332nd Infantry Regiment dell’Ohio, poche migliaia di uomini che hanno più che altro il compito di offrire supporto morale ai soldati italiani ormai sfiduciati utilizzando le più moderne armi della comunicazione e della propaganda. A partire da una ricerca condotta in collaborazione con la Cineteca del Friuli su rari, straordinari filmati d’archivio di proprietà del NARA e della Library of Congress, il documentario di sofferma su questo momento cruciale del conflitto restituendoci il punto di vista americano. Attraverso le voci di militari, giornalisti e osservatori diversi (tra cui Ernest Hemingway, Antonio Gramsci e il grande regista David W. Griffith) riviviamo la quotidianità della guerra: c’è la violenza che si manifesta non solo nelle azioni militari e nell’inferno della trincea, ma anche nel dolore di un cavallo che affonda nella neve o nello sguardo perduto di un soldato; ci sono il festoso varo di una nave o lo stato di sospensione di una Venezia bellissima e surreale. Ma c’è soprattutto il racconto di una guerra ‘messa in scena’ e ‘ricostruita’ attraverso gli strumenti e i simboli della propaganda – manifesti, bandiere, divise impeccabili, volti puliti e rassicuranti, musica, bar, continui cambi d’abito per mostrare un numero maggiore di soldati – e dove compare per la prima volta in modo sistematico una nuova insostituibile protagonista: la macchina da presa.