Figli, nipoti e fantasmi: Ghostbusters Legacy
Nel 1984 il fenomeno dei Ghostbusters si impose come un uragano nella cultura popolare degli anni ’80. Il primo film della serie, prodotto e diretto da Ivan Reitman e scritto e interpretato da un gruppo di attori provenienti dal Saturday Night Live che anche grazie a questo film videro crescere enormemente la loro popolarità, fu infatti un successo eclatante e diede vita ad un franchise capace di evolversi anche in altri territori mediali.
Strizzando l’occhio a quella fusione tra horror e commedia che solo tre anni prima aveva fatto grande Un lupo mannaro americano a Londra di John Landis, il grande pregio di Ghostbusters, oltre all’indimenticabile cast, è stato quello di aver saputo fondare un immaginario facilmente spendibile anche al di fuori della sala cinematografica, attraverso la costruzione di oggetti, costumi e simboli immediatamente riconoscibili e capaci come pochi altri, di segnare un’epoca.
Da questa consapevolezza parte il nuovo Ghostbusters: Legacy, ora nelle sale, un film che va a recuperare pazientemente quell’immaginario e, allo stesso tempo, cerca di superarlo. Diretto da Jason Reitman, figlio dell’Ivan che aveva dato vita al franchise, il film è il sequel dei primi due Ghostbusters, mentre ignora il remake/reboot di Paul Feig del 2016, che riproponeva la formula del cast tratto dal Saturday Night Live, ma virandola al femminile.
Ne esce un commovente racconto di padri, figli e nipoti, che riflette sulla nostalgia degli anni ’80 e, allo stesso tempo, prova a guardare avanti. Ecco allora che nella puntata odierna di ABCinema con Blow Out proveremo a mettere in luce la forte componente teorica del film, ragionando sulle possibili implicazioni della saga e del cinema che guarda al passato.
E lo faremo assieme al grande amico Simone Soranna, di Longtake. Perché noi, qualsiasi cosa succeda, sappiamo sempre chi chiamare.