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Si prega di disegnare sui muri

In principio c’era l’errata convinzione che l’animazione in stop-motion fosse esclusivamente realizzata con set in miniatura, modellini, creta modellabile. Almeno è stato così per me fino al 2008, quando mi è capitato davanti agli occhi il video di Blu dal titolo MUTO.

Erano anni in cui la musica e tutta la controcultura che si portava appresso condizionava fortemente la mia vita. Ogni ascolto era essenziale, probabilmente più di quanto non lo sia oggi. Ma posso affermare che fortunatamente la curiosità è un verme che mangia, mangia, mangia e non ti abbandona mai, tutt’al più cambia strada ed apre una nuova galleria nella polpa succosa degli interessi.

Uno dei gruppi che occupava con insistenza il mio giradischi al tempo erano gli italiani La Quiete. Tutto partì dall’acquisto di un loro 7” accompagnato da un video cd o dvd non ricordo, che conteneva 3 video musicali realizzati da altrettanti artisti italiani: Ericailcane, Kabu e appunto Blu.

Lanciatomi alla ricerca di altri lavori del terzetto, trovai in rete MUTO di Blu: era differente da qualsiasi altra cosa avessi visto. Lo spazio urbano si animava; la periferia era il territorio di creature che ne esploravano i pertugi, si spostavano lungo i muri e interagivano con il panorama. Era grandioso.

Quasi 15 anni dopo, per altre vie, ho scoperto un lavoro che ha sortito in me quasi lo stesso effetto di meraviglia, lasciandomi di sale: La casa lobo.

Gli autori sono gli artisti cileni Cristobal León e Joaquín Cociña e la tecnica adottata è grossomodo quella applicata da Blu, ma la narrazione viene spinta molto più in là e aggiunge una profondità alle immagini che lascia esterrefatti.

Incuriosito dai due ne ho sondato la filmografia e ho scoperto che nel 2007 (quindi un anno prima della nascita di Muto) avevano creato Lucia e Luis, due cortometraggi animati che dialogavano tra di loro per raccontare la storia d’amore di due ragazzini attraverso gli occhi e le parole dei due protagonisti. Ciascun racconto è confinato in uno spazio chiuso ma che si espande e contrae ad ogni battito di ciglia. Mentre il nostro sguardo ruota su se stesso in quegli spazi angusti e tutto prende vita e le superfici diventano tela e tavolozza, la loro voce narrante crea un contrasto bizzarro, quasi un cortocircuito tra voce fuori campo e voce narrante.

Ma la Casa Lobo, vuoi anche per la durata maggiore, è un enorme passo avanti nella padronanza e dimostrazione di accresciuta perizia tecnica per i due artisti cileni. I disegni si trasformano in materia, escono dai muri, dai pavimenti e diventano sculture di cartapesta animate, dotate di un’espressività inquietante. Come lo è anche la storia vera alla quale si ispira, l’infame caso della Colonia Dignidad, un piccolo centro autonomo situato a 400 chilometri da Santiago, nel sud del Cile, fondato da Paul Schäfer, ex militante della Gioventù Hilteriana e fondatore di una setta parareligiosa in Germania.

Lui ed i suoi accoliti, più alcuni gerarchi nazisti fuggiti dall’Europa, acquistarono un terreno di 15 mila ettari, costruirono case ed ospedali pediatrici come paravento e imposero per quarant’anni un regno di terrore, violenza e torture ai danni delle famiglie di contadini della zona chiamati a lavorare lì la terra. La comunità venne utilizzata anche dal regime di Pinochet e Schäfer riuscì a rimanere impunito fino al 1997 grazie alle sue collusioni con membri del regime rimasti al loro posto anche dopo la fine della dittatura.

La Casa Lobo è un’esperienza intensa. Una denuncia espressa sotto forma di fiaba nera sussurrata dalla voce di Maria, la protagonista del video.

Il film venne presentato nel 2018 in anteprima alla Berlinale e poi al Festival Internazionale di animazione di Annecy, per proseguire il suo lungo giro di festival in tutto il mondo.

di Cristobal León and Joaquín Cociña
Cile, 2018, 73′

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