Cinema e giornalismo, nel corso del tempo si sono intrecciati, influenzati e stimolati sotto vari aspetti. Alla base di entrambi c’è uno dei bisogni archetipi dell’uomo, quello di narrare: per organizzare la conoscenza, per comprendere e spiegare il mondo, per sopravvivere e in alcuni casi per controllare e dominare.
Dai racconti intorno al fuoco ai social contemporanei, ne è passata di acqua sotto i ponti e le informazioni hanno cambiato aspetto in funzione del contenitore che le veicola; modificando anche la velocità di fruizione e la vita media di una notizia. Non sorprende che sia stato il commercio l’ambito più interessato alla circolazione di informazioni vitali al proprio settore.
Il cinema, soprattutto tra anni 30 e 40, ha anche contribuito a creare la figura mitica del reporter, che soprattutto negli Stati Uniti è stato sinonimo romantico di integrità e deontologia, soprattutto in anni in cui il suo ruolo era quello di “cane da guardia” delle istituzioni e dei poteri forti. Newspaper movie, giornalismo investigativo, cinema d’inchiesta sono alcune delle manifestazioni di questa ecosistema che influenza ed è a sua volta influenzato dal suo medesimo racconto.
Questa seconda parte del percorso Underground va ad esplorare l’immaginario composto dalla cinematografia Americana, principale demiurga della cosmogonia dell’impero della notizia con le sue zone di buio e di luce.