Hollywood Babilonia di Kenneth Anger
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Kenneth Anger
Hollywood Babilonia
(Adelphi, 292 pg)
Il lato in ombra del sancta sanctorum del mondo del cinema, quella Hollywood che dietro le luci sfavillanti non si faceva remore a canibalizzare le vite di chi prendeva parte alle danze con qualche ruolo di rilievo. Perchè é appunto una caratteristica del sistema di Hollywood quella di essere onnivoro: tutto ciò che riguarda i suoi personaggi gli appartiene, tutto fa parte della sua scena, le gonelline di Shirley Temple come l’epidemia di suicidi con il Seconal. Non è un libro di facile definizione “Hollywood Babilonia”, così come di non facile definizione è colui che l’ha scritto e assemblato (immagini e testi sono distribuiti alla maniera di una rivista: foto in bianco e nero a tutta pagina e testi a colonna). Dicevamo, Kenneth Anger. Padre del cinema visionario, primo film girato a undici anni, Warhol non lo volle mai incontrare perchè riteneva si trattasse del diavolo in persona (!) Da Lynch a Fassbinder sono molto che gli devono un bel po’. I nomi che sfilano tra le pagine sono quelli dell’epoca (Chaplin, Valentino, Mitchum, Dietrich, ecc) e i capitoli tematici uno spasso. Come non sorridere davanti a un titolo come “Eroine all’eroina”? Pettegolo, vouyerista, spregiudicato Anger ci mostra il volto dietro la maschera di umani corruttibili, che hanno vissuto al doppio della velocità e che hanno contribuito in larga misura a gettare le basi di un’immaginario presente ancora oggi. Al termine di queste pagine, dove il testo vive dentro le immagini e le immagini dentro il testo, dove nessun particolare è superfluo e tutti hanno un loro cupo smalto, come in un von Stroheim di ambiente californiano, potremmo dire di aver visto il cinema raccontare se stesso in un grande film nero.