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Sentieri Underground 31
Addio alle armi

Sentieri Underground #31: Addio alle armi

Stando all’elenco che si trova su Wikipedia esistono circa 130 film dedicati al primo conflitto mondiale, mentre sono quasi 5 volte tanti quelli incentrati sulla guerra contro i nazisti. La prima guerra mondiale ha quindi sicuramente sedotto meno l’immaginario bellico cinematografico, forse per la poca spettacolarità della guerra di trincea, forse per una questione di tempistiche. Perché se da una parte – come ha scritto Gian Piero Brunetta in “OverThere. La guerra lontana” -, con il cinema nato da meno di 20 anni,

non è azzardato sostenere che è proprio la guerra mondiale il più formidabile acceleratore di tutti i meccanismi e processi narrativi, drammatici e spettacolari e […] sullo schermo, la guerra mette in scena prima che il dramma e la tragedia la meraviglia di uno spettacolo di luci e fuochi, di macchine che celebrano nella forma più emblematica, l’epopea della modernità”

è anche vero che in questo senso la seconda guerra mondiale offre, nel giro di pochi anni, una serie di spunti narrativi e cinematografici sicuramente superiori. In ogni caso nei film usciti sull’onda emotiva della tragedia il conflitto viene spesso messo in scena attraverso tonalità melodrammatiche finalizzate a catalizzare le attenzioni di spettatori in cerca di emozioni ancora calde. Esemplari a questo proposito La grande paca rata (The Big Parade, 1925) di King Vidor e Ali (Wings, 1927) di William Wellman. Ben presto però, come evidenziato da Luca Aimeri e Giampiero Frasca nel “Manuale dei generi cinematografici – Hollywood: dalle origini ad oggi”, l’atteggiamento relativo alla rappresentazione della guerra è destinato a mutare:

troppo forte l’eco dell’orrore provato dai reduci, spaventoso l’impatto psicologico su milioni di coscienze, crescente la disillusione nell’ideale di aver condotto una guerra giusta che ha portato ad un simile, immane disastro. […] La guerra comincia a mostrare il suo lato meno eroico e pubblicizzato,  la disillusione e il turbamento della violenza in un gruppo di giovani plagiati dalla retorica nazionalista e dalla cieca volontà di potenza, la comparsa del sonoro amplia le possibilità espressive del cinema di guerra, fornendo una sorta di basso continuo straniante modulato sulla costanza degli spari della mitragliatrice e sulla ripetitività delle esplosioni deflagranti, metafora di una devastazione in atto che non è solo fisica, ma anche, e soprattutto, psicologica”.

Non è quindi un caso se i più grandi capolavori legati al primo conflitto mondiale siano in larga parte opere dallo spiccato spirito antimilitarista, concentrate nel far emergere l’umanità anche laddove sembrava perduta. Film come La grande illusione (La grande illusion, 1937) di Jean Renoir e Orizzonti di gloria (Paths of Glory, 1957) di Stanley Kubrick rappresentano senza dubbio molto bene questa categoria; così come gli adattamenti di romanzi celeberrimi – Addio alle armi di Ernest Hemingway e Niente di nuovo sul fronte occidentale di Erich Maria Remarque – completano il quadro.

I film

All’ovest niente
di nuovo di Lewis Milestone — P2045
Il sergente York
di Howard Hawks — P2046
War Horse
di Steven Spielberg — P2214
Addio alle armi
di Frank Borzage — P107 + D569
Addio alle armi
di Charles Vidor — P801
La grande illusione
di Jean Renoir — P2625
Orizzonti di gloria
di Stanley Kubrick — P118 + P973 + D2434
Per il re e per la patria
di Joseph Losey — P2044
E Johnny prese il fucile
di Dalton Trumbo — P541 + D627
La grande guerra
di Mario Monicelli — P202 + D1134
Uomini contro
di Francesco Rosi — P855 + D2476
Torneranno i prati
di Ermanno Olmi — P2975 + D1393
Lawrence d’Arabia
di David Lean — P279
Gli anni spezzati
di Peter Weir — P2047 + D570
Una lunga domenica di passioni
di Jean Pierre Jeunet — P789 + P1543
Il nastro bianco
di Michael Haneke — P1973 + D483

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