Sentieri Underground 39
Il cinema sudcoreano dei 2000
Sentieri Underground #39
Da lì a un mese il film avrebbe vinto la palma d’Oro.
Da lì a un anno il film avrebbe vinto l’Oscar al miglior film.
La vittoria della statuetta come miglior film alla cerimonia di premiazione degli Academy Awards del 2020 è una vittoria storica. Parasite, già vincitore a Cannes nel 2019 della Palma d’Oro e vincitore di altre 3 statuette agli Academy Awards (rispettivamente per miglior film internazionale, miglior sceneggiatura e miglior regia) è il primo film della storia non in lingua inglese a riuscire nell’impresa.
Parasite è un esempio mirabile di come un cinema dichiaratamente e marcatamente localizzato possa partire dal particolare e raggiungere l’universale. Ma l’attenzione dell’occhio mondiale sul cinema sudcoreano è un percorso lungo che si stratifica nel corso di tutti gli anni 2000.
Di culto, osannato in tutto il mondo, il cinema sudcoreano degli anni 2000 – i cui temi portanti sono riassumibili macroscopicamente in vendetta, stratificazione sociale e repressione politica, spesso messi in scena attraverso una ricerca estetica propensa al formalismo – ha una lunga ascesa fortemente promossa dai festival internazionali che, fungendo da cassa di risonanza, hanno catalizzato l’attenzione internazionale su registi diventati successivamente di culto.
Il cinema sudcoreano, quello internazionalmente gradito e riconosciuto, si fonda infatti principalmente su un numero circoscritto di autori, gli stessi che tengono alto lo stendardo ancora oggi: emblematico in tal senso risulta proprio l’anno 2000 che vide l’esordio alla regia di due registi fondamentali per il cinema sudcoreano, Bong Joon-ho e Park Chan-work, rispettivamente con Barking Dogs Never Bite e Joint Security Area (entrambi inediti in Italia), mentre Lee Chang- dong scosse la memoria del Paese con il suo Memento politico Peppermint Candy (anch’esso, purtroppo, inedito in Italia) e Kim Ki-duk si fece notare alla Mostra del Cinema di Venezia con L’isola.
Erede della prima età d’oro del cinema sudcoreano – che si sviluppò tra la fine degli anni ’50 e gli anni ’60, prima di subire un drammatica battuta d’arresto, vittima del clima politico ostile di forte censura che a partire dagli anni ’70 ne inibì drasticamente la libertà artistica e promosse al contrario un cinema di propaganda – parte da qui la seconda età d’oro del cinema sudcoreano. Andiamo ad esplorare le tappe fondamentali che ne hanno decretato la scalata al successo internazionale culminata con il trionfo globale di Parasite.
I film
Old Boy
Park Chan-wook, 2003 – D2517b, P0800
Memorie di un assassino
Bong Joon-ho, 2003 – D2065, D3872
Two Sisters
Kim Ji-woon, 2003 – P0658
Primavera, estate, autunno, inverno… e ancora primavera
Kim Ki-duk, 2003 – P0431a, D0441, D2625a, D2560
La samaritana
Kim Ki-duk, 2004 – P0431d, D2625c
Ferro 3 – La casa vuota
Kim Ki-duk, 2004 – P0431b, D0464, D2625B
The Host
Bong Joon-ho, 2006 – MA083
Il buono, il matto, il cattivo
Kim Ji-woon, 2008 – D3866
Poetry
Lee Chang-dong, 2010 – D3878
The Housemaid
Im Sang-soo, 2010 – D3884
I Saw the Devil
Kim Ji-woon, 2010 – BROV052 (v.o. s/t ing.)
Pietà
Kim Ki-duk, 2012 – P2990
Snowpiercer
Bong Joon-ho, 2013 – P2875
Stoker
Park Chan-work, 2013 – D3868
Mademoiselle
Park Chan-wook, 2016 – BR0385
Train to Busan
Yeon Sang-ho, 2016 – D3268A
Goksung – La presenza del diavolo
Na Hong-jin, 2016 – D3514
Burning – L’amore brucia
Lee Chang-dong, 2018 – D3854
Parasite
Bong Joon-ho, 2019 – D3865