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Verso le vette. L’alpinismo e Trieste

Dal 6 dicembre 2024 all’8 giugno 2025 è visitabile nelle sale del Bastione Fiorito la mostra Verso le vette. L’alpinismo e Trieste.

A 70 anni dalla conquista italiana del K2, la mostra racconta un secolo di storia dell’alpinismo a Trieste attraverso i suoi principali protagonisti. Da Antonio Marussi, scienziato triestino che partecipò alla spedizione di Ardito Desio del 1954, a Julius Kugy, Vladimir Dougan, Napoleone Cozzi, Emilio Comici, Guglielmo Delvecchio, Enzo Cozzolino, Bianca Di Beaco, Tiziana Weiss e molti altri: i grandi nomi che hanno portato Trieste verso le vette.

La mostra è curata da Anna Krekic, conservatrice del Castello di San Giusto e della Risiera di San Sabba, e da Flavio Ghio, alpinista e scrittore, e si avvale della collaborazione e della consulenza scientifica di numerosi studiosi ed esperti.

È realizzata dal Comune di Trieste – Musei Storici – Museo del Castello di San Giusto in collaborazione con le principali realtà che sul territorio si occupano di alpinismo: le due sezioni triestine del Club Alpino Italiano, Associazione XXX Ottobre e Società Alpina delle Giulie, e lo Slovensko Planinsko Društvo Trst – SPDT.

 

Verso le vette. L’alpinismo e Trieste

a cura di Anna Krekic e Flavio Ghio
Castello di San Giusto
Bastione Fiorito
6 dicembre 2024 – 8 giugno 2025

L’ingresso alla mostra è incluso nel biglietto del Castello di San Giusto

 

1. Il K2 e Trieste
Punto di partenza della mostra è il 70° anniversario della conquista italiana del K2, la seconda montagna più alta del mondo, avvenuta il 31 luglio 1954 nell’ambito della spedizione guidata dal friulano Ardito Desio. Alla storica impresa partecipò anche lo scienziato triestino Antonio Marussi, un gigante della geodesia, fondatore dell’Istituto di Geodesia e Geofisica dell’Università di Trieste e per molti anni docente nell’Ateneo triestino. Nella sezione intitolata Il K2 e Trieste, l’eccezionale impresa del 1954 – anno del ritorno di Trieste all’Italia – viene raccontata con l’approccio interdisciplinare e con la pluralità di linguaggi che contraddistinguono l’intera mostra. I numerosi reperti archeologici, beni naturalistici, documenti, cimeli della spedizione, fotografie, strumenti scientifici provengono dai Musei Storici,  Artistici e Scientifici del Comune di Trieste, da prestatori privati e da altre istituzioni pubbliche, quali lo smaTS-Sistema Museale dell’Ateneo di Trieste, il Museo Friulano di Storia Naturale di Udine (Archivio Ardito Desio), il Museo Nazionale della Montagna “Duca degli Abruzzi” – CAI Torino, oltre che dalle tre associazioni alpinistiche partner della mostra. Infografiche e filmati storici (Teche Rai e Cineteca di Bologna) arricchiscono il percorso espositivo.

 

2. L’alpinismo a Trieste
Da questo spunto di interesse nazionale e dal suo riverbero locale prende le mosse la seconda sezione della mostra, intitolata L’alpinismo a Trieste, un percorso sull’alpinismo triestino la cui storia, affascinante e molto peculiare, si svolge lungo quasi un secolo sullo sfondo delle complesse vicende di Trieste e del confine alto-adriatico.

Il racconto proposto non è antologico, ma si dipana attraverso alcune figure-chiave di alpinisti, scelte per la loro unicità, per la capacità di rappresentare un’epoca e soprattutto di imprimere delle svolte significative nel modo di interpretare e vivere l’alpinismo.

Una sezione, a cura di Riccarda de Eccher, è dedicata a tre Donne di roccia: Bianca di Beaco, Tiziana Weiss e Daniela Durissini, ricordando come spesso le alpiniste siano state dimenticate dalla storia in quanto donne e sottolineando la necessità di restituire loro il posto che dovrebbero occupare.

Il ricco percorso espositivo si snoda attraverso opere d’arte, immagini, attrezzature alpinistiche, filmati, documenti d’archivio, cimeli, beni naturalistici ecc., provenienti dalle collezioni civiche, dalle raccolte delle tre società alpinistiche triestine che collaborano alla mostra, da varie istituzioni italiane e da numerosi prestatori privati.

Multidisciplinare ed eterogeneo, il percorso offre spunti nei più vari campi, dalla botanica alla letteratura e all’arte figurativa (fra i dipinti, opere di Ugo Flumiani e Napoleone Cozzi), dalla tecnica di arrampicata alla costruzione dei rifugi e alla maestosa bellezza delle montagne, prime fra tutte le Alpi Giulie. Nel coinvolgere diversi Musei Civici (d’Arte Orientale, di Storia Naturale, della Risiera di San Sabba, del Risorgimento ecc.) la mostra illustra la ricchezza delle collezioni cittadine e le loro molte possibili connessioni.

Scopo della mostra è anche quello di esplorare la storia di Trieste da un punto di vista originale e insolito, in linea con il programma scientifico degli eventi espositivi al Bastione Fiorito, che osservano le vicende del nostro territorio da lenti sempre diverse. Con le loro biografie e imprese, le personali visioni e modi di interpretare e affrontare la parete, gli alpinisti raccontati in mostra lasciano infatti intravedere l’epoca in cui sono vissuti. Le loro storie individuali, stagliate sullo sfondo della roccia, sono capaci di riflettere la storia collettiva di Trieste, una città sempre al confine, che nel corso del Novecento ha vissuto cambiamenti enormi e spesso drammatici.

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nella foto del manifesto:

Emilio Comici in spaccata fra la Torre Leo e la Torre del Diavolo, Cadini di Misurina, Dolomiti, 1930 (Trieste, Società Alpina delle Giulie)

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